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Rifugi da fame

Aggiornamento: 26 ago

09 / 08 / 2024


Inframmezzato tra tanti post positivi,  passati e futuri , ne insinuo uno polemico , anzi MOLTO POLEMICO . Se siete saliti ultimamente sul Massiccio del Monte Rosa, sarete sicuramente incappati in qualcuno dei rifugi a cui ci si deve appoggiare per le salite del giorno successivo .  Mi riferisco in particolare al rifugio Città di Mantova ( non che la situazione in altri rifugi adiacenti sia rosea ) situato in Valle di Gressoney e sulla via principale di accesso a molte punte popolari e blasonate.  Sarà forse colpa dell'eccessivo afflusso di presunti alpinisti ad aver fatto perdere la vera identità di queste strutture , ma sta di fatto che la parola rifugio viene tradita e oscurata da una sciagurata cattiva gestione . In primo luogo vorrei aprire il discorso "vitto" , siccome è il principale ( ma non solo) motivo di irritazione .  Chi va in montagna è spinto da ardore e passione e la mente non fa conoscere fatica , fame e sete , soprattutto se si è giovani , ma se si sono pagati 95 Euro per una branda in camerone compresa di cena e colazione , ci si aspetta non una cena stellata , ma il piatto pieno che sostenga il giorno successivo . Non si chiede un chi sa ché di scelta , ma una semplice pasta e fagioli o pasta al pomodoro in porzione non criticabile . Si chiede che almeno una delle due portate sia ammazza fame , in modo da non essere costretti a consumare quello che ci si è portati da casa per il giorno successivo, e si pretende che il PANE  vada oltre la unica fetta di dimensioni inferiori ad una fetta biscottata , ben adagiata in un cestino con  altre tre fette . Peccato però che al tavolo eravamo in quattro ed io ho avuto vergogna per le due ragazze straniere sedute al nostro tavolo che hanno guardato interdette.  Non si chiede per carità il pane caldo di forno o i ciambelloni con i canditi  , ma basterebbe del semplice pane di segale , magari anche di qualche giorno , non fa nulla , se conservato bene dura , e per far scarpetta va più che bene .Ancora una cosa , poi passo ad altro , Onestamente avrei voluto filmare i ragazzi che servivano ai tavoli ( molto rigidi e indottrinati) , nel momento in cui hanno esordito se qualcuno voleva il bis con la pasta . Grottesco vedere tutte le 120 persone del salone allungare il piatto per elemosinare di fatto ancora un mezzo cucchiaio con tre penne al sugo. Mi viene il sospetto che le 15 penne della prima tornata fossero poche .  Seconda portata ugualmente scarsa . Dessert che meriterebbe un post a sè.   Ora , siccome il mormorio e lamentio delle persone " libere " ( e ,per libere intendo persone non accompagnate da guide alpine quindi indipendenti anche nel pensiero ) , in sala era diffuso , mi piacerebbe che queste righe arrivassero ai diretti interessati. Altra questione imbarazzante : la COLAZIONE.   Non nei contenuti , ma nel luogo. Siccome noi e un piccolo manipolo di altri simili , avevamo in programma la traversata dei Lyskamm che richiede una partenza anticipata rispetto al 99 % delle persone che si dirigono ad esempio alla Capanna Margherita , abbiamo chiesto ed ottenuto la colazione alle 3 . Questa, non nella sala abituale , ma ci è stata "apparecchiata" su una panca tra il vano scarponi e le Toilette . Ambiente salubre e fortificante . Possibile che non sia possibile ricavare un altro spazio, eppure l'edificio non è proprio piccolo. Chiudo infine con alcuni particolari che condiscono la brutta gestione . Abbiamo notato già dai momenti della registrazione , dei toni molto stizzosi , quasi come persone non gradite , alla faccia dell'ospitalità. Una menzione alle bevande : hanno solo bottigliette piccole di acqua (5 euro ) alla Monte Rosa Hutte dall'altra parte del massiccio 10 FCH per un litro e mezzo. Viva la globalizzazione.  Sarebbe anche ora di smettere di giustificare i prezzi elevati con i costi dell'approvvigionamento in elicottero .Inoltre gira voce che i gestori si lamentino ed abbiano fatto togliere le tende nei pressi del rifugio ( ma in tempo di pandemia non le hanno volute loro ? ) , però è ben sapere che in tutta Italia la legge parla chiaro . Il bivacco in montagna (anche con tenda o sacco , ) è sempre concesso per motivi di sicurezza (il buio e il riposo ne fanno parte ). Questo è consentito dal tramonto all'alba sopra quote che variano da regione a regione ( generalmente 2500 metri sopra il livello del mare ) , indipendentemente che sia zona parco o riserva naturale e la Valle d'Aosta non fa eccezione. Basta aver voglia di sbaraccare prima della salita. Come potete ben immaginare , non penso di tornare più a dormire lì , in primo luogo perché non resta più molto da fare , secondo perché fanno pena.

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